DON GIOVANNI
Don Giovanni già logoro, omai vecchio
e confitto da' reumi in Cartagèna,
passava i giorni a tastarsi la vena
e a guardarsi la lingua nello specchio.
Il forte atleta delle dolci lotte
sostentan le tisane ed il brumuro;
la sua vecchia chitarra è appesa al muro,
stanza di ragni, con le corde rotte.
Per la croce di Dio se s'annoiava!
I bei ricordi del tempo trascorso
gì' inducevano un misto di rimorso
e d' inane desio. L'anima, schiava
sempre del senso, gli tormenta un tedio
infinito, peggior d'ogni rea sorte;
e neppure osa d' invocar la morte,
ultimo danno ed ultimo rimedio,
però che, sotto i vizi empi e lo scherno,
salda è la fede in lui piú che granito,
la vecchia fede che gli mostra a dito
le prospettive del vicino inferno. 1
Un giorno venne in testa a don Giovanni,
per ammazzar la noia e ingannar l' ore,
di riveder quanti pegni d'amore
avesse accumulati ne' lunghi anni
del trionfante suo vagabondaggio,
(Declinava una pallida giornata
d'inverno: il vento sull'invetriata
facea batter la pioggia). Un vecchio paggio
tirò vicino a lui presso al camino
una cassa di mogano; alla chiave
die il doppio giro, poi tacito e grave
si ritirò facendogli un inchino.
E don Giovanni con mani tremanti
alzò il coperchio. Dall'interno sale
un vecchio tanfo, quasi sepolcrale,
di fior secchi, di ninnoli, di guanti,
di treccie bionde, di castane e nere
treccie per cui cantò più d'un poeta,
e ritrattini e scarpine di seta,
fazzoletti, medaglie, giarettiere...
E che mole di lettere! Sgualcite
la maggior parte, lacere, ammuchiate;
poche (le prime) in ordine di date
e da pallidi nastri riunite. 2
Don Giovanni quel misero tesoro
rimescolava: piú acuto salia
il vecchio tanfo: e nella fantasia
vedea passar volando un lungo coro
di donne. Alcune in lagrime dirotte,
altre ridenti, altre con fredda cera...
Passa, senza guardar, l'aerea schiera
e si perde nel buio della notte.
Ma perchè don Giovanni ferma a un tratto
le mani e guarda fiso? Ha tra le dita
una piccola lettera ingiallita
dal tempo, chiusa, col sigillo intatto.
Scrittura ignota. Simile a una rosa
dentro il verde bocciol, che un giardiniere
giù dagli orli di ben colmo paniere
lasciò cader per via, quell'amorosa
letterina, in mal punto capitata,
prima errò per le tasche, poi nascosta
andò nel mucchio; e indarno la risposta
Fu lungamente attesa ed invocata.
E adesso, qual se in lei rinchiusa sia
una virtù mirabile d' amore,
da un senso ignoto don Giovanni il core
sente scaldarsi. La malinconia
dolce, il culto gentil della bellezza,
l'intelletto d'amor vivo e profondo,
com'egli, l'egoista sitibondo,
mai non avea provato in giovinezza,
or, vecchio, prova. «Sí, forse costei,
—pensa gemendo— a riscattar la prava
anima, mia, benigno m'invïava
l'angelo tutelar de'giorni miei.
»E l' amore l' amor, che ho invan cercato
tra l' orgia, il sacrilegio e la follia,
col suo puro sorriso ella m' avria
appreso, forse Ahi, non l'ho meritato!
»Chi sei tu? Dove sei, povera ignota,
che il mio subisti fascino fatale!
Sia ch'or ti chiuda l'urna sepolcrale,
sia che presso a me viva, o che in remota
»plaga serbi di me triste pensiero,
perdonami, o gentile! Io questo foglio
non aprirò. T'offesi.... Almeno or voglio
rispettar della tua vita il mistero».
E, baciata la lettera, all' ardente
fiamma la porse. La mirò salire,
cenere luminosa, tra le spire
del fumo e dileguar tacitamente.
Don Giovanni dormí la notte intera
come da un pezzo non gli era concesso;
e, dormendo, vedes farglisi presso
una fanciulla candida e leggera
che a lui volgea la faccia innamorata,
come vinta da un fascino fatale.
E susurrava, china al suo guanciale:
—Io v'amo, don Giiovanni, e vi son grata—.
Enrico Panzacchi
1 En Nuova antologia estos dos últimos versos son:
e al galante spagnuolo impaurito
mostra Berlicche e il fuoco dell'inferno.
2 En Nuova antologia estos dos últimos versos son:
poche, assai poche in ordine di date
messe e in pallidi nastri riunite.